ROMA – Bruxelles insiste e cerca il dialogo con Washington sui dazi. Il giorno dopo la riunione informale dei leader dell’Unione europea – dove si è registrato il consenso generale dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi sulla nocività di tariffe doganali statunitensi – i vertici delle istituzioni europee tornano sul punto per sottolineare la necessità di soluzioni per scongiurare uno scenario “dannoso” per tutti.
Le prime a farlo sono state le presidenti di Commissione e Parlamento, Ursula von der Leyen, e Roberta Metsola. Con gli Usa “la nostra prima priorità è ora lavorare sulle numerose aree in cui i nostri interessi convergono. E c’è ancora spazio per fare molto di più, dalle catene di fornitura critiche alle tecnologie emergenti”, ha affermato von der Leyen alla Conferenza degli ambasciatori. “Saremo pronti per difficili negoziati dove necessario e per trovare soluzioni dove possibile”, “ma renderemo altrettanto chiaro che proteggeremo sempre i nostri interessi, comunque e ogni volta che sarà necessario”, ha puntualizzato. Alla stessa Conferenza, Metsola ha calcato sul punto che “le guerre commerciali non giovano a nessuno” e che per l’Ue “la prima priorità deve essere quella di evitarne una”. Per la presidente dell’Eurocamera, “l’Europa è preparata a qualsiasi risultato” e parlerà “da una posizione di forza”. Anche il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha osservato davanti agli ambasciatori che nel mondo odierno si assiste al “protezionismo come modo economico per affrontare i problemi e la coercizione economica per fare pressione sugli altri”. Ma “gli Stati Uniti sono nostri amici, nostri alleati e nostri partner” e quando ci sono problemi “dobbiamo affrontarli, parlare e trovare soluzioni”.
A dare più contesto, è stato Maros Sefcovic. Al suo arrivo a Varsavia per il Consiglio informale Competitività dell’Ue, il commissario al Commercio ha fatto appello all’impegno con l’altra sponda atlantica, ma ha anche ridimensionato la portata economica della questione. “Vorrei sottolineare l’importanza di iniziare la nostra discussione con la nuova amministrazione statunitense sui fatti e le cifre reali” perché “se si considerano sia il commercio di beni che quello di servizi, il deficit degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione europea è di soli 50 miliardi”, ha detto. “Crediamo che attraverso un impegno e una discussione costruttivi possiamo risolvere questo problema”, ma “se venissimo colpiti in modo ingiusto o arbitrario, risponderemo con fermezza“, ha continuato.
Sul fronte della Banca centrale europea è stato Olli Rehn, membro del Consiglio direttivo e governatore della Banca di Finlandia, a scandire al Financial Times che l’Ue “non può arrendersi” alla minaccia del presidente Usa anche se prima dovrebbe prima cercare una soluzione con dei colloqui. Londra, però, non sembra pensarla allo stesso modo. Secondo quanto riportano i media britannici, il premier britannico, Keir Starmer, ieri ha avvertito i Ventisette che non sosterrà l’Europa in eventuali ritorsioni commerciali perché è nell’”interesse vitale” del Regno Unito evitare un conflitto con gli Usa.
Intanto, “l’Ue si rammarica della decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe su Canada, Messico e Cina”, ha affermato il portavoce della Commissione Ue per il Commercio, Olof Gill. “Non siamo a conoscenza di ulteriori tariffe imposte sui nostri prodotti al momento. Ma possiamo dire che crediamo fermamente che i dazi” siano “dannosi per tutte le parti”, ha aggiunto. Un concetto cristallino sulla sponda est dell’Atlantico.