MILANO – Non avverrà né su suolo statunitense né in territorio dell’Unione europea: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quella della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si vedranno in Scozia, domenica 27 luglio. L’obiettivo è “discutere delle relazioni commerciali transatlantiche e di come possiamo mantenerle forti“, ha precisato su X von der Leyen.
La decisione è stata definita oggi, 25 luglio, dai due leader, “dopo una proficua telefonata“. Questo è il terzo incontro tra i due presidenti, dopo gli incontri a margine del G7 in Canada e del funerale di Papa Francesco a Roma. E, se si considera gli umori registrati negli ultimi giorni a Bruxelles – che ritiene che “un accordo sia a portata di mano” – e le ultime dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca – che dà al 50% le possibilità di raggiungere un accordo -, si può ipotizzare che la giornata di domenica segni un’accelerazione importante, se non addirittura la conclusione, di questo primo atto nelle trattative tra Ue e Usa sulle loro relazioni. Inoltre, va ricordato che più volte, nei mesi scorsi, Palazzo Berlaymont ha messo in chiaro che un incontro specifico tra i due leader sarebbe stato possibile solo alla presenza sul tavolo di un testo su cui concordare.
“Direi che abbiamo il 50% di possibilità, forse meno, di concludere un accordo con l’Ue“, ha dichiarato Trump. “Stiamo lavorando molto intensamente con l’Europa, con l’Ue“, ha aggiunto parlando con i giornalisti e, prima della sua partenza per la Scozia, ha accennato ai negoziati con altri importanti partner commerciali: “Abbiamo una bozza di accordo con la Cina“, ha assicurato. La prossima settimana, a Stoccolma, i rappresentanti dei governi cinese e americano si incontreranno per un terzo ciclo di discussioni sui dazi doganali in vista del 12 agosto, data in cui scadrà la pausa con Pechino.
Le parole più dure Trump le ha riservate per il Canada: “Finora non abbiamo avuto molta fortuna con il Canada. Penso che il Canada potrebbe essere uno di quei Paesi che dovranno semplicemente pagare i dazi doganali“, ha sottolineato, lamentando che i colloqui con Ottawa non fossero “veri e propri negoziati“.
Nel frattempo, Bruxelles ha approvato la lista unica di contromisure che scatterebbero dal 7 agosto in caso di mancato accordo. I dazi verrebbero riscossi a partire da date diverse. Le contromisure adottate in risposta ai dazi statunitensi sull’acciaio e sull’alluminio entrerebbero in vigore il 7 agosto, ad eccezione dei dazi sui semi di soia e sulle mandorle, che entrerebbero in vigore il primo dicembre. Mentre i dazi previsti dalle misure aggiuntive adottate il 24 luglio entrerebbero in vigore in due fasi, a seconda del prodotto importato specifico in questione: per la maggior parte delle merci, i dazi sarebbero riscossi a partire dal 7 settembre. Ciò al fine di concedere alle autorità doganali tempo sufficiente per prepararsi alla riscossione di tali dazi. Per le restanti merci, i dazi sarebbero riscossi a partire dal 7 febbraio 2026. Ciò al fine di concedere all’industria dell’Ue il tempo necessario per adeguare le proprie catene di approvvigionamento, data la natura sensibile delle merci in questione.
Tra le merci statunitensi che verrebbero sottoposte, ad un dazio del 25% figurano, in un elenco non esaustivo: il granturco dolce, compreso quello conservato nell’aceto o nell’acido acetico; il riso lavorato e semilavorato, il riso a grani tondi e a grani medi, i prodotti a base di riso soffiato; i mirtilli rossi americani e i mirtilli palustri, i succhi di frutta non congelati; i sigari, le sigarette al garofano (simili alle ‘kretek’ indonesiane) e il tabacco da narghilè; il burro d’arachidi; l’olio essenziale di arancio; le soluzioni alcoliche odorifere usate nell’industria. I prodotti per trucco, manicure e pedicure, le ciprie e le lacche per capelli. E poi jeans, Harley Davidson, whisky, materiale da campeggio. Nel primo elenco, stilato in risposta ai dazi del 25% su acciaio e alluminio europei (poi saliti al 50%) e poi unito al secondo elenco preparato per rispondere ai dazi reciproci di Trump, venivano colpiti prodotti industriali per un valore di 65,764 miliardi di euro e di prodotti agroalimentari per 6,352 miliardi di euro (per un totale di 72,116 miliardi di euro). Nel mirino aeromobili (per 10,8 miliardi di euro), macchinari (9,4 miliardi), automotive (7,9 miliardi), motori e componenti (1,7 miliardi), sostanze chimiche e materie plastiche (7,7 miliardi), dispositivi e apparecchiature mediche (7,6 miliardi), alluminio e acciaio (1,4 miliardi), combustibili energetici (coke, pellet di legno) per 1,4 miliardi. E, ancora, frutta e verdura (1,9 miliardi), bevande alcoliche (vino, birra, superalcolici, per 1,2 miliardi), prodotti provenienti da pesca e acquacoltura (per 500 milioni di euro) e anche le uova (per 21 milioni). Tra i prodotti ci sono anche il bourbon, la soia, la carne bovina e il pollame, prodotti in legno.