MANTOVA – I cambiamenti climatici si abbattono su una coltura principe dell’agricoltura mantovana come il melone. Le superfici, in linea con quanto sta accadendo nei principali paesi produttori (dal Marocco alla Spagna alla Francia), sono in lieve calo. Lo conferma Coldiretti Mantova, dopo un monitoraggio fra i produttori.
Non si parla di una flessione drastica e, probabilmente, nemmeno preoccupante – commenta Coldiretti Mantova – ma lo scenario è lo specchio dei timori di un calo della disponibilità idrica, di un’incognita dell’andamento meteo, che potrebbe far saltare la “scalarità” delle produzioni a causa di temperature elevate o di brusco calo delle temperature. E per qualcuno c’è l’incognita manodopera, che alla fine si trova, ma in qualche caso con sforzi impegnativi.
Mauro Aguzzi, presidente del Consorzio del Melone Mantovano Igp, parla di “un calo del campo aperto, in particolare per il raccolto dei meloni pianificato a partire dalla seconda metà luglio in avanti. Sono stabili, invece, le superficie coltivate sotto serra e sotto i piccoli tunnel, dove solitamente si coltiva per ottenere una produzione precoce”.
In linea anche la posizione della Op Sermide Ortofruit, realtà che comprende 40 soci per un fatturato aggregato superiore ai 30 milioni di euro. “Quest’anno ci troviamo di fronte una riduzione sulle coltivazioni in pieno campo, anche se limitata – dice Riccardo Gorzoni, direttore della Op -. I rischi di grandinate e bombe d’acqua da un lato e il rischio di non avere disponibilità di acqua nella seconda fase dell’estate ha forse spinto i produttori di melone ad anticipare le produzioni e a ridurre le superfici in campo aperto”.
Sul fronte del marketing, la Op Sermide Ortofruit parteciperà alla prossima edizione del Macfrut di Rimini (3-5 maggio), promuovendo il marchio “Valli Salse” per il melone liscio e le angurie coltivate in un’area peculiare del Sermidese.
Chi ha ridotto le superfici di un 20% è il giovane imprenditore agricolo viadanese, Lorenzo Pezzali. “Lo scorso anno il prezzo di mercato è stato sostanzialmente uguale all’anno precedente, ma con costi di produzione superiori anche del 20 per cento – lamenta Pezzali -. Se poi aggiungiamo il fatto che è complicato reperire manodopera e i costi di produzione non sono diminuiti rispetto al 2022, come azienda abbiamo pensato di contrarre la produzione di melone”