ROMA – Tre scenari per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica, prevedendo orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine da qui al 2050. E’ la strategia nazionale dell’Idrogeno, presentata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nella sede del Gse a Roma. Un tassello del mix energetico nazionale verso l’obiettivo del Net Zero: “E’ una delle soluzioni fondamentali per la decarbonizzazione“, conferma Gilberto Pichetto. Il ministro rivendica di avere un piano più realistico di quello dell’Unione europea, che prevede di raggiungere le 20 milioni di tonnellate di idrogeno già nel 2030. Una strategia, osserva Pichetto, “difficile da raggiungere“, per quanto ammette: “La tecnologia va avanti molto velocemente e la politica può solo seguirla“. Il settore può già contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma “ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale”, afferma il ministro.
La strategia del Mase stima una “domanda nazionale” tra 6 e 12 mega tonnellate equivalenti di petrolio, con una necessità di elettrolizzatori variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW a seconda delle condizioni di contesto. Per decarbonizzare i consumi servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della ‘Carbon Capture Storage’, di biofuel, biometano e dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare. Solo così si riuscirà a soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi. Per trasportare l’idrogeno bisognerà comunque adattare il sistema di utilizzo, che non può essere quello del gas. “È una vera e propria rivoluzione industriale”, scandisce Pichetto.
Sono indicate come variabili che incidono sull’idrogeno la decarbonizzazione degli usi finali (trasporto pesante, settore marittimo e aereo), l’integrazione del sistema energetico, la realizzazione di una filiera forte e competitiva. Altri aspetti da considerare sono l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo “Italia hub energetico nel Mediterraneo”, su cui molto incide l’attività di cooperazione, un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni ma di contribuire concretamente alla loro riduzione, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti.
“Nel medio e lungo periodo – viene spiegato nella Strategia – lo sviluppo di una produzione ‘large scale’ e di una infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione”, e altrettanto “una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo”. Il progetto ‘Southern Hydrogen Corridor’, di cui la dorsale italiana è parte integrante, “renderà l’Italia un hub europeo dell’idrogeno, favorendo i flussi di importazione”, precisa il Mase.
Insieme al biometano “l’idrogeno dovrà sostituire la molecola gas perché ci sono delle utenze che non sono elettrificabili“, ricorda il presidente del GSE, Paolo Arrigoni. Il consumo prioritario è appannaggio del settore dei trasporti, aereo, ferroviario, trasporto pesante su gomma, autobus e poi anche i settori hard to abate, che sono ad alta intensità energetica. Arrigoni però fa presente che, perché si possa creare domanda, il prezzo deve scendere e non poco. Si dovrebbe passare dagli attuali 13,7 euro ai 2-2,5 euro al chilo.
“Il mercato sta partendo, non c’è ancora lo scale-up significativo, ovvero tutte quelle tecnologie che vengono immesse sul mercato che consentono al prezzo di scendere per economie di scala“, spiega a GEA il presidente di H2IT, Alberto Dossi. Per avere elettrolizzatori più convenienti, afferma, “dobbiamo lavorare sulla ricerca“. La speranza è però anche quella di poter avere, nel decreto tariffe, “un incentivo sull’acquisto dell’energia elettrica che consenta all’Idrogeno, che è una filiera che sta partendo, di essere competitivo rispetto a tutti i combustibili fossili che sono da più di cent’anni sul mercato“.
Quanto ai primi treni a idrogeno, non si dovrà attendere troppo: i primi Coradia Stream H, progettati da Alstom, saranno inaugurati nel 2025.