Sei giorni dopo le inondazioni che hanno provocato almeno 222 morti in Spagna, i 17 mila agenti dei servizi di emergenza continuano le ricerche nella regione di Valencia, dove le autorità temono ancora che il bilancio delle vittime aumenti. “All’inizio era stato allestito un obitorio per circa 100 vittime, ma abbiamo subito capito che non sarebbe stato sufficiente”, ha spiegato il generale Javier Marcos, capo dell’Unità militare d’emergenza militare (UME). “Abbiamo progettato un obitorio che oggi può ospitare 400 morti“, ha continuato.
Questa mattina, l’Agenzia meteorologica spagnola (Aemet) ha ufficialmente assicurato che la situazione di “crisi meteorologica” è terminata nella regione di Valencia, ma la preoccupazione si è spostata a metà giornata circa 350 km più a nord, a Barcellona, dove è stato emessa l’allerta rossa per il litorale. Le piogge torrenziali hanno causato cancellazioni o ritardi molto significativi per circa 70 voli all’aeroporto. Anche altri diciotto voli hanno dovuto essere dirottati. Interrotto anche il traffico dei treni ad alta velocità tra Barcellona e Madrid. Secondo il portavoce dell’Aemet, Rubén del Campo, come riporta El Paìs, oggi in quattro ore all’aeroporto El Prat è piovuta tanta acqua quanto di solito piove in tre mesi. La cifra è vicina al record registrato nel settembre del 1953 di 187 litri. Finora sono piovuti 150 litri per metro quadro nello scalo di Barcellona, 110 a Tarragona e 59 a Sitges.
All’indomani di una giornata caotica, durante la quale una folla inferocita si è scagliata contro il primo ministro Pedro Sánchez e il re Felipe VI in una delle località più colpite dalle inondazioni, resta ancora la priorità di localizzare i dispersi – il cui numero preciso non è mai stato comunicato dalle autorità. Le devastanti inondazioni della scorsa settimana hanno provocato almeno 217 morti: 213 nella sola regione di Valencia, tre in Castiglia-la-Mancia e uno in Andalusia. Secondo i media locali, oggi sarebbero stati ritrovati altri cinque corpi senza vita, portando il totale delle vittime a 222 morti. Ma il bilancio finale potrebbe essere più alto e le autorità sono particolarmente preoccupate per la situazione in molti parcheggi sotterranei, completamente allagati e che non sono stati ancora del tutto ispezionati.
È il caso in particolare del parcheggio Bonaire, un vasto centro commerciale ad Aldaia, cittadina di 31.000 abitanti alla periferia di Valencia. Con una capienza di 5.700 posti, di cui quasi la metà nel seminterrato, quest’ultimo è completamente allagato. Al momento, non sono state trovate vittime tra le carcasse delle 50 auto ispezionate dai soccorritori, come confermato dal portavoce della polizia, Ricardo Gutierrez. Negli ultimi giorni, il personale dell’UME, che risponde ai disastri naturali, ha installato numerose pompe per iniziare l’evacuazione dell’acqua. “Si stanno utilizzando tutti i mezzi delle forze armate per prosciugare questo parcheggio, ma ci sono milioni di litri“, ha ammesso il generale Javier Marcos.
Nelle comunità più colpite dalle inondazioni della scorsa settimana, sei giorni dopo la tragedia prevalgono rabbia e angoscia. Molte strade sono ancora intasate da mucchi di auto, fango e spazzatura, e le case sono ancora senza telefono o elettricità. Ieri questo sentimento di impotenza si è trasformato in un’ondata di rabbia quando il re Felipe VI e la regina Letizia si sono recati con il premier Sánchez e il presidente conservatore della Comunità Valenciana Carlos Mazón a Paiporta, un comune considerato l’epicentro della tragedia.