MILANO – La cucina italiana è patrimonio immateriale dell’umanità. Il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, ha detto di sì. Per la prima volta, a essere riconosciuto non è un singolo piatto, una pratica gastronomica o un disciplinare, ma l’intera cucina di un Paese, una concezione del cibo, un modo di stare a tavola.
La cucina italiana nel complesso, con le sue varianti regionali, entra in lista insieme ad altri patrimoni immateriali già riconosciuti per l’Italia: la dieta mediterranea, l’arte dei pizzaioli napoletani, la cavatura del tartufo, la viticoltura ad alberello di Pantelleria e i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato. “Questo riconoscimento onora quello che siamo, la nostra identità, perché per noi italiani la cucina non è solo cibo, non è solo un insieme di ricette, è molto di più, è cultura, tradizione, lavoro, ricchezza“, festeggia la premier, Giorgia Meloni, che ricorda come la cucina italiana nasca da filiere agricole che “coniugano qualità e sostenibilità” e custodisca un “patrimonio millenario che si tramanda di generazione in generazione”. E’ un primato, rivendica, “che non può che inorgoglirci, che ci consegna uno strumento formidabile per valorizzare ancora di più i nostri prodotti, proteggerli con maggiore efficacia da imitazioni e concorrenza sleale“. Oggi l’Italia esporta 70 miliardi di euro di agroalimentare, è la prima economia in Europa per valore aggiunto nell’agricoltura: “Questo riconoscimento imprimerà al Sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi”, assicura Meloni.
“La cucina italiana è anche salute, promuove le nostre aziende agricole, i nostri agricoltori sono i migliori custodi della nostra terra e migliori difensori dell’ambiente“, scandisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in India, confermando che questo riconoscimento “incoraggia il governo a fare ancora di più per promuovere, proteggere e condividere l’eccellenza della cucina del nostro paese e il nostro miglior saper fare”.
‘La cucina italiana, tra sostenibilità e diversità bioculturale‘ è il dossier, curato dall’Ufficio Unesco del Ministero della Cultura e redatto dal giurista Pier Luigi Petrillo con il coordinamento scientifico dello storico dell’alimentazione Massimo Montanari, a capo di un comitato di esperti. A promuoverlo, sul fronte istituzionale, sono stati soprattutto il ministero dell’Agricoltura guidato da Francesco Lollobrigida e il Ministero della Cultura, guidato da Alessandro Giuli. “Oggi l’Italia ha vinto ed è una festa che appartiene a tutti perché parla delle nostre radici, della nostra creatività e della nostra capacità di trasformare la tradizione in valore universale”, commenta Lollobrigida, parlando di una “festa delle famiglie che tramandano sapori antichi, degli agricoltori che custodiscono la terra, dei produttori che lavorano con passione, dei ristoratori che portano nel mondo il valore autentico dell’Italia“. Il ministro dell’Agricoltura conferma che questo riconoscimento sarà uno strumento in più per contrastare “chi cerca di approfittare del valore che tutto il mondo riconosce al Made in Italy e rappresenterà nuove opportunità per creare posti di lavoro, ricchezza sui territori e proseguire nel solco di questa tradizione che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’Umanità”.
Il traguardo è storico, fa eco Giuli: “A essere tutelato non è un singolo piatto, ma l’intero sistema della cucina italiana, inteso come patrimonio vivente fatto di pratiche, ritualità, rispetto della stagionalità e trasmissione di saperi tra generazioni. Con la giornata di oggi la cucina italiana conferma il suo valore culturale, sociale e identitario, nonché il suo ruolo nella costruzione di una memoria collettiva condivisa”.

