MILANO – L’America di Trump fa marcia indietro e cancella 16 anni di politiche green. L’amministrazione statunitense ha annunciato martedì di aver annullato una decisione chiave sulla regolamentazione delle emissioni di gas serra, compromettendo ulteriormente la lotta contro il cambiamento climatico negli Stati Uniti. “Se finalizzato, l’annuncio sarebbe la più grande misura di deregolamentazione nella storia americana”, ha affermato Lee Zeldin, capo dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA).
Supportato dall’industria dei combustibili fossili, il presidente americano, da quando è tornato al potere a gennaio, ha moltiplicato le misure ostili alla lotta contro il riscaldamento globale. Gli Stati Uniti sono il secondo maggiore emettitore al mondo e il primo nella storia. L’annuncio di martedì, che richiede ancora un periodo di commento pubblico di 45 giorni, contesta una decisione presa durante il primo mandato dell’ex presidente Barack Obama. La cosiddetta ‘Endangerment Finding‘ che equivale a una “dichiarazione di pericolo”, approvata nel 2009 presentava un’argomentazione approfondita su come le emissioni umane di anidride carbonica, metano e altri gas serra, minacciassero la salute e il benessere umano. Finora ha costituito la base giuridica per numerose normative federali. Spronata da una sentenza della Corte Suprema, l’EPA si era dichiarata competente a regolamentare le emissioni di gas serra Ma martedì, sotto la presidenza Trump, l’agenzia ha attaccato questa decisione in un documento di 302 pagine. Affermando, contrariamente all’ampio consenso scientifico, che “gli eventi meteorologici estremi non sono aumentati in modo indiscutibile rispetto ai record storici”, elogiando persino gli “effetti benefici” delle emissioni di gas serra, in particolare sulla produttività agricola. Secondo l’attuale capo dell’EPA, all’epoca l’agenzia aveva preso “scorciatoie intellettuali”. “I conservatori amano l’ambiente”, ha dichiarato Zeldin. Ma “ci sono persone che (…) sono disposte a rovinare il Paese in nome della giustizia ambientale”.
Si prevede che la sua decisione consentirà una deregolamentazione diffusa dell’industria automobilistica, allentando le norme sulle emissioni dei veicoli. Lo stesso Lee Zeldin ha ammesso di voler attaccare le misure imposte sotto la presidenza di Joe Biden che incoraggiano gli americani a passare ai veicoli elettrici. Il settore dei trasporti è la principale fonte di emissioni di gas serra negli Stati Uniti, con la maggior parte degli americani che utilizza l’auto per i propri spostamenti quotidiani. Se il settore dei trasporti statunitense fosse un Paese, sarebbe il quarto maggiore emettitore di gas serra al mondo, secondo l’ONG Natural Resources Defense Council. La decisione inoltre influirà anche sulle norme relative alle emissioni delle centrali elettriche a gas e a carbone. Circa il 60% dell’elettricità americana proviene da combustibili fossili. Dan Becker del gruppo ambientalista Center for Biological Diversity ha assicurato che la decisione del 2009 ha resistito a diverse impugnazioni legali. “Ma questa volta è il governo stesso a guidare l’attacco”, ha lamentato.
Questa inversione di rotta sarà probabilmente contestata in tribunale, fino alla Corte Suprema. E una sentenza a favore dell’amministrazione Trump equivarrebbe a un’inversione di tendenza: era stata una decisione dell’Alta Corte del 2007 a portare all’Endangerment Finding. “Spero che (i giudici) riconoscano che si tratta di scienza, non di politica”, ha aggiunto Dan Becker, osservando tuttavia che la Corte Suprema è “molto politicizzata”. Attualmente è composta da sei giudici conservatori contro tre progressisti. Per Camille Pannu, esperta di diritto ambientale alla Columbia University, l’amministrazione Trump non ha presentato solide argomentazioni legali. “Sperano solo di poter rimanere senza regolamentazione per quattro anni (il mandato presidenziale, ndr) e fare cose folli”, grazie a infiniti procedimenti giudiziari, ha dichiarato. Dal suo ritorno, Donald Trump si è ritirato dall’Accordo di Parigi sul clima e ha favorito lo sviluppo di gas e petrolio, in particolare nelle zone selvagge dell’Alaska. L’annuncio di martedì arriva nel bel mezzo di un’ondata di caldo sulla costa orientale del Paese, sempre più esposta a gravi disastri climatici, come le devastanti inondazioni in Texas che hanno ucciso più di 100 persone all’inizio di questo mese.