CASTIGLIONE DELLE STIVIERE – Il prossimo appuntamento del Menghini di Castiglione è una mostra dedicata ad Enos Rizzi. Il Sindaco Enrico Volpi sottolinea, in catalogo, il valore dell’evoluzione stilistica e concettuale di Enos Rizzi, talentuoso artista castiglionese. Figlio d’arte, cresciuto tra le sculture del padre Rocco e allievo del maestro Oreste Marini, Rizzi ha saputo sviluppare un linguaggio estetico personale, frutto delle influenze ricevute e della sua visione creativa. Nella sostanza, la mostra offre un percorso emozionale dove pittura e poesia si fondono, evidenziando la costante ricerca artistica di Rizzi. Un artista che, come afferma il curatore, Gianfranco Ferlisi, è in grado di rappresentare espressioni estetiche che diventano «metafore della propria profonda sensibilità».
L’artista si ripresenta dunque con Il colore del silenzio: l’arte di un racconto intimo, un’antologia di opere che sono una sorta di racconto che parla delle diverse stagioni del suo operare. I suoi cinquanta lavori mostrano, suddivisi in sei temi (o se volete in sei sezioni), i codici identificativi di un procedere che comincia dal paesaggio, quando il pittore era legato a una visione ancora naturalistica, con superfici che s’accendono grazie alla luminosità̀ dei toni cromatici chiari, con la definizione volumetrica, realizzata per mezzo di libere stesure di tono.
Afferma il curatore che «negli anni giovanili il suo paesaggio era anticlassico, spontaneo e sciolto, privato della profondità prospettica e propenso a soluzioni sul crinale del naturalismo astratto. Progressivamente Enos, in mostra, ci accompagna al linguaggio della contemporaneità̀. Fu così quasi naturale che, progressivamente, il pittore accentuasse declinazioni informali, fino a raggiungere, negli anni Ottanta, un’immagine sempre più̀ essenziale, che sfociò nell’astrazione e poi si orientò alla valorizzazione della bellezza della materia. Gli eventi lo portano, oltre la pittura, in una dimensione emozionale e immaginativa, utile ad approdare sulle rive di inedite opere di collage-scrittura. Gli esiti di Enos, autonomi e originali, si calano in straordinari décollage, tutti di una essenzialità sorprendente. L’artista scopre e valorizza, in questa stagione, manifesti, carte invecchiate, accartocciate, decolorate, lacerate, strappate, incollate, ridipinte e ricombinate che non rimandano che in minima parte alle vecchie tracce figurali che pur possedevano».
Queste opere non hanno solamente vecchie memorie da riproporre, non appartengono alla suggestione di Mimmo Rotella e meno che mai ai papiers collés di memoria cubista. Parlano della trasgressione dei generi codificati, a cominciare dalla pittura. La mostra, come le pagine di un libro, scorre per sei sezioni: da Una Lente verde a Nel Blu (tra mare e cielo), dal Colore del silenzio al Muro del tempo, dalle Copertine d’artista (Ritratti) alle Vie Cave. Enos Rizzi, con la sua rassegna vuole che ognuno di noi sfogli un mondo fatto di opere cariche delle memorie di un racconto intimo. Al visitatore si paleserà un maestro ottantenne raffinatissimo e in grado di produrre senso e significati inattesi, simbolici e astratti.
Da sei sezioni trae origine una storia densa di riflessioni sul senso profondo dell’esistenza e sulla poeticità dell’arte nel suo farsi, nel suo dilatarsi verso le derive di una concretezza in cui il bandolo della matassa è, ovviamente, ingarbugliato.
cAA tutti, alla fine, come afferma l’assessore Massimo Lucchetti, risulterà chiara la qualità espressiva, l’intrigante fascino che cattura la tangibilità di stati d’animo che vogliono rendere visibile la scoperta di aspetti reconditi di uno sguardo creativo sul mondo, la passione per la materia, la qualità alta di un artista che crea una dimensione di meraviglia e stupore, evocando reminiscenze poetiche degne di essere ammirate.