MILANO – Una crescita continua e senza freni quella delle fonti rinnovabili in Italia. A giugno gli impianti nel nostro Paese hanno toccato i due milioni e a fare la parte del leone sono i fotovoltaici (99%). Appena un quarto di secolo fa, nel 1999, gli impianti termoelettrici o con rinnovabili erano poco più di quattromila. E di questi, appena otto erano fotovoltaici. “Sono numeri importanti. Vuol dire che in 25 anni siamo passati da quattromila impianti a due milioni”, col sistema di generazione elettrica che è slittato “da concentrato a distribuito”, “è un sistema sempre più complesso da gestire ma l’Italia lo sta facendo bene”, spiega Paolo Arrigoni, presidente del Gestore dei servizi energetici (Gse).
Occasione è un docufilm presentato nella sede a Roma alla presenza del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. ‘La transizione possibile‘, il titolo del documentario. E che sia possibile ripensare l’energia del futuro lo dicono i numeri, sempre più incoraggianti. “E’ in corso un cambiamento talmente rapido e forte che va oltre la sensazione. A questa velocità era impensabile”, ammette il ministro. Il Gse si reputa “osservatorio privilegiato” in questo senso, grazie all’attività di soggetto attuatore per la promozione di rinnovabili, efficientamento energetico e sviluppo sostenibile, ma anche per il monitoraggio nazionale. “I progetti crescono sempre di più – sottolinea Arrigoni – e così anche le rinnovabili, specialmente nel trasporto elettrico e termico. Oggi centinaia di migliaia di cittadini e imprese si sono trasformati, da semplici consumatori sono diventati produttori e consumer”.
Simbolo dello sviluppo è il boom delle comunità energetiche rinnovabili, sono oltre 1.700 tra le configurazioni operative e quelle che lo saranno prossimamente. “Sono il simbolo di un cambio di paradigma in atto, uno strumento eccezionale di diffusione di questa cultura. La transizione è un cambiamento sociale, culturale ed economico che chiede il coinvolgimento di tutti”, chiosa il presidente Gse. “Ci sono milioni di famiglie coinvolte – prosegue Pichetto Fratin – ormai è un fatto economico ma anche di pelle industriale”.
La transizione oggi viene vista come strumento “per restare tra i primi dieci al mondo. Per riuscirci dobbiamo costruire quelle condizioni economiche affinché si percepisca che se mi autoproduco energia ho un beneficio, un guadagno”. Altro obiettivo che si può raggiungere attraverso la transizione energetica è risolvere il problema delle aree interne, sfiancate dallo spopolamento progressivo. “Possiamo creare le condizioni per una competitività diversa e mantenere la presenza delle persone. Questo è uno dei percorsi per creare vantaggio competitivo nelle aree interne”, assicura il ministro per cui però bisogna pianificare bene il futuro. Oggi consumiamo infatti 305 miliardi di kilowattora di energia elettrica e “gli analisti prevedono un’esplosione della domanda energia”, si stima un raddoppio nei prossimi 15 anni. “L’unica possibilità che oggi la tecnologia ci offre è il nucleare, non abbiamo al momento una valutazione alternativa. E’ l’unico percorso verso cui si sta indirizzando tutto il mondo, anche chi aveva fatto altre scelte per ragioni ideologiche ora le sta rivalutando, a partire da Spagna. Il futuro è quello”. Infine, sul decreto aree idonee per le rinnovabili, a prescindere da quale sarà l’esito del ricorso al Consiglio di Stato, Pichetto assicura che una revisione del testo sarà effettuata “nel più breve tempo possibile”.