MILANO – Firmato il protocollo caldo per proteggere i lavoratori dall’ondata di temperature alte che sta mettendo in ginocchio Italia e resto d’Europa. Il testo sottoposto dalla ministra, Marina Elvira Calderone, sindacati e organizzazioni datoriali parte dal presupposto che “il cambiamento climatico sta seriamente compromettendo la futura sostenibilità ambientale ed economica a livello globale comportando, allo stesso tempo, l’esposizione delle lavoratrici e dei lavoratori ad ulteriori rischi per la salute e la sicurezza durante lo svolgimento delle attività lavorative”.
Questo protocollo “potrà produrre i suoi effetti anche in altre condizioni, in altre stagioni – spiega Calderone -. Per questo motivo si completerà con un mio decreto di adozione che darà un quadro nazionale e poi nei tanti accordi territoriali che verranno sottoscritti dalle parti sociali”. La responsabile del dicastero di via Veneto mette in luce che l’accordo “potrà aprirsi a ulteriori adesioni e condivisioni” e come accadde cinque anni con il Covid “dà la possibilità ad imprese e lavoratori di gestire delle condizioni meteorologiche di difficoltà, non solo il caldo”.
La “minaccia” è soprattutto per quei contesti lavorativi che richiedono lavori outdoor, all’aperto, ma l’attenzione non deve spostarsi nemmeno sulle condizioni adeguate per chi opera indoor. L’obiettivo prioritario del documento “è coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative”. Ragion per cui il protocollo pone “particolare attenzione agli strumenti dell’informazione, della formazione, della prevenzione, della corretta attuazione della sorveglianza sanitaria e della valutazione dei rischi, al fine di determinare misure adeguate di tutela, contribuendo a realizzare un contesto di lavoro più sano e sicuro, migliorando il benessere dei lavoratori, promuovendo e sviluppando, attraverso il sistema proprio del modello prevenzionale e all’interno delle relazioni industriali, una attività specifica contrattuale mirata”.
Entrando nel dettaglio, il nuovo accordo prevede, oltre a ricordare l’obbligo di dare piena attuazione alle norme già esistenti, che nei cantieri temporanei o mobili i piani di sicurezza e coordinamento (Psc) dovranno “prendere in considerazione anche il rischio microclima, e prevedere misure di prevenzione idonee al fine di ridurre il rischio come, ad esempio, la presenza di aree di ristoro adeguate alle pause, la variazione dell’inizio delle lavorazioni”. Stessa regola vale per le ditte in appalto, che dovranno “prevedere, all’interno dei relativi Pos, misure specifiche di organizzazione delle lavorazioni in cantiere, quali, ad esempio, l’idoneità dei Dpi alla stagione in corso, la possibilità di pause o l’anticipo/posticipo delle lavorazioni, la fornitura di bevande, l’accesso all’ombra”.
Per far fronte all’emergenza, poi, “le parti sindacali e datoriali si impegnano ad attivare tavoli contrattuali nazionali settoriali, territoriali o aziendali, volti a declinare le buone prassi e le misure necessarie e condivise per le realtà specifiche dei diversi settori, delle dimensioni aziendali, dei territori e dei processi industriali e lavorativi, che potranno diventare parte integrante dei relativi Contratti nazionali vigenti”. Inoltre, “potranno essere previsti criteri di premialità per le imprese aderenti, riconosciuti dall’Inail in relazione agli strumenti di incentivazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro individuati dalla normativa di riferimento, senza che questo comporti incrementi della spesa pubblica”.
Giudizio positivo dei sindacati. La Cgil plaude ma chiede di sganciare i provvedimenti di cassa integrazione dall’emergenza, perché “il governo li prende anno su anno e invece ormai il caldo e il cambiamento climatico sono un fatto strutturale”. Sulla stessa lunghezza d’onda la Uil con la segretaria confederale, Ivana Veronese. Così come la Cisl, che chiede di rafforzali. Bene l’accordo pure per l’Ugl: “Rappresenta un passo importante per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori”, dice il segretario generale, Paolo Capone, dopo la firma. Coldiretti, poi, che chiede di completare l’opera “con la garanzia della cassa integrazione in caso di eventi climatici estremi anche per i lavoratori stagionali”. Calderone risponde indirettamente, garantendo che il governo è al lavoro sulla normativa.
Nella giornata della firma del protocollo, però, arriva anche un’altra notizia, diffusa dalla Nidil Cgil, sull’iniziativa di Glovo, la piattaforma di consegna di prodotti a domicilio, che ha inviato ai suoi rider una comunicazione aziendale in cui spiega che è stato introdotto un sistema di bonus economici legati alla temperatura: 2% per chi lavora con temperature tra i 32°C e 36°C, del 4% per temperature tra 36°C e 40°C e dell’8% per temperature superiori a 40°C. Per il sindacato questo è un messaggio “grave” che “rischia di trasformare un pericolo per la salute in un incentivo economico”. Perché “un bonus non può sostituire le misure necessarie per lavorare in sicurezza”. Ma Calderone assicura che “questo protocollo guarda anche ai rider”. Eventualità confermata anche dalla segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, che ritiene la situazione dei rider “uno scandalo”, ma il testo firmato oggi “si rivolge a tutti e non esclude nessuna tipologia di lavoro”.