MILANO – Rispetto a 90 giorni, ormai si tratta di una manciata di ore: Unione europea e Stati Uniti d’America puntano a chiudere la partita dei Dazi prima del 9 luglio, data di scadenza della pausa annunciata dal presidente Usa, Donald Trump, sui Dazi reciproci. Mentre un team tecnico è a Washington e il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, volerà domani oltre Oceano, il Financial Times – che cita quattro fonti a conoscenza dei colloqui -, riporta la notizia secondo cui i massimi funzionari commerciali di Trump stanno cercando accordi graduali con i Paesi, nella corsa per trovare la quadra entro mercoledì prossimo. Intanto, da Bruxelles trapela qualche dettaglio in più sull’agenda di Sefcovic negli Stati Uniti.
“Il commissario volerà domani dalla Turchia direttamente a Washington dove, giovedì, incontrerà la sua controparte” – generalmente il segretario al Commercio, Howard Lutnick, e il rappresentante Usa al Commercio, l’ambasciatore Jameson Greer. “Dopo la riunione tornerà a Bruxelles e potremo attenderci dei post sui social media o dei commenti, una volta che sarà rientrato“, dettaglia il portavoce della Commissione europea, Thomas Regnier, nel briefing quotidiano di oggi, rispondendo ai giornalisti che chiedevano precisazioni rispetto alle dichiarazioni e agli annunci fatti ieri dallo stesso Sefcovic. Ma in generale Palazzo Berlaymont prova a tenere la stessa posizione di calma: “Siamo pienamente allineati con le nostre controparti statunitensi e stiamo andando tutti nella stessa direzione, rispettando la scadenza del 9 luglio. Questo è l’obiettivo. Ecco perché abbiamo una delegazione tecnica che è lì. Ecco perché, oltre a questo, abbiamo anche un impegno politico. Quindi, stiamo lavorando tutti per raggiungere la stessa scadenza“, evidenzia ancora Regnier.
La parte bassa della clessidra è sempre più piena e questo sembra spaventare i funzionari Ue che, secondo quanto riportato dal Financial Times, stanno ridimensionando le loro ambizioni di accordi reciproci globali con i Paesi stranieri e cercando intese più ristrette per scongiurare l’imminente reimposizione dei Dazi Usa. Tutto ciò si traduce con la ricerca di accordi graduali con gli Stati più coinvolti: un piano che, se da un lato segna un passo indietro rispetto alla promessa della Casa Bianca di concludere 90 accordi commerciali durante la pausa, dall’altro, offre ad alcuni Paesi l’opportunità di raggiungere intese modeste. Ad ogni modo, hanno affermato le fonti riportate dal FT, l’amministrazione cercherà “accordi di principio” su un numero limitato di controversie commerciali prima della scadenza: le Capitali che li concorderanno saranno risparmiate dai Dazi reciproci più severi, ma rimarranno con l’attuale imposta del 10% mentre proseguono i colloqui sulle questioni più spinose.
Intanto, sul tema è intervenuto Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo (Ppe) al Parlamento – famiglia politica cui appartiene anche Ursula von der Leyen -, che ha specificato il peso del rapporto tra Ue e Usa. “L’Unione europea rappresenta il 22% del Pil globale, mentre gli Usa il 25%“, ha affermato in una intervista del Corriere della Sera. “Siamo abbastanza alla pari in termini di dimensioni e potere economico. Partiamo da un punto di forza. Trump non può maltrattarci come sta facendo con il Canada, la Gran Bretagna o altri Paesi più piccoli”, ha aggiunto. “Il presupposto è l’unità” ed “è stato molto positivo che tutti i leader — Macron, Meloni, Merz — abbiano confermato che è la Commissione a negoziare. Ora siamo nella fase finale. La priorità è porre fine all’incertezza e ottenere chiarezza per le nostre imprese: il Ppe sostiene il principio delle tariffe zero per i prodotti industriali. Il resto è nelle mani dei negoziatori“, ha aggiunto.
Una soglia minima del 10% di Dazi sui prodotti europei, insieme a più acquisti di Gnl e materie critiche, è quanto conterrebbe, secondo quanto è trapelato a Bruxelles, la bozza che Washington ha inviato a Bruxelles nella notte di giovedì scorso (26 giugno), sul finire di un Consiglio europeo i cui molti capi di Stato o di governo dei Ventisette hanno confermato la loro fiducia nella conduzione delle trattative da parte della Commissione europea. “Ci stiamo lavorando”, ha tagliato corto ieri Sefcovic rispondendo a una domanda sulle proposte Usa. Nel frattempo, l’Italia trova accettabile il 10%. Sui Dazi “è ovvio che bisogna trovare un accordo, con il 10% che è una percentuale accettabile”, ha commentato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine degli Stati generali dell’energia organizzati da Forza Italia alla Camera. “Il mio obiettivo è tassi zero, con un grande mercato che comprenda Europa, Canada, Stati Uniti e Messico”, ha aggiunto. “Adesso andiamo avanti con un’azione intelligente. Credo che il commissario Sefcovic sappia bene negoziare per la conoscenza che ha della materia e per la sua esperienza e quindi speriamo che si possa avere un accordo che sia positivo per tutta Europa e sia positivo per gli Stati Uniti. Il 10% è ragionevole”, ha evidenziato.
Ieri, nell’annunciare il suo viaggio negli Usa durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo accordo per un’area di libero scambio Ue-Ucraina, Sefcovic è tornato a ribadire la postura di Bruxelles: “Vogliamo raggiungere il massimo possibile” con gli Usa. Un accordo “che sia equo per entrambe le parti, che aiuti le aziende di entrambe le parti a ottenere maggiore prevedibilità, maggiore chiarezza su come pianificare le attività commerciali per il resto dell’anno e per il futuro” e “vogliamo farlo partendo dal presupposto che siamo i due alleati più stretti”. Per il commissario “è sempre un buon segno quando passiamo dallo scambio di opinioni al processo di stesura”, “ma allo stesso tempo, bisogna restare molto concentrati sul raggiungimento dei risultati perché siamo due dei maggiori partner commerciali del pianeta”, ha puntualizzato dettagliando lo scambio annuale di merci per oltre 1,7 trilioni di dollari.