MILANO – Affrontare le sfide globali, soprattutto nell’epoca dei dazi, richiede un surplus di cooperazione. Servono ponti, non barriere, per rispondere alle incertezze della fase storica che vivono tutti i continenti. Ed è il messaggio che arriva chiarissimo anche dalla 58esima riunione annuale della Banca asiatica di sviluppo.
Per la prima volta nella storia, il meeting si svolge in Italia, a Milano, dove risuona forte anche il monito lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto celebrare l’occasione con un messaggio inviato al governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Il capo dello Stato ricorda che “il rafforzamento della cooperazione internazionale è obiettivo iscritto nella Carta costituzionale del nostro Paese e ha ancora più valore quando viene promosso da organismi multilaterali come la Banca Asiatica di Sviluppo, istituzione finanziaria strategica che svolge un ruolo prezioso per uno sviluppo inclusivo e sostenibile nell’area interessata“.
Più volte, nei suoi interventi, Mattarella in questi anni ha sottolineato la necessità di trovare percorsi comuni per fornire risposte alle domande che si sono formate nel tempo che viviamo. “Le sfide di fronte alle quali si trova, nei diversi continenti, la comunità internazionale sono molteplici: dal contrasto al cambiamento climatico, causa di crisi e impoverimenti, alle disuguaglianze e alle diverse forme di vulnerabilità”, sottolinea il presidente della Repubblica. Ponendo, poi, l’accento sul fatto che la Adb (Asian Development Bank) abbia “dimostrato di essere strumento efficace per affrontarle“. L’auspicio del capo dello Stato è che “la riunione di Milano saprà produrre utili risultati“.
Gli interventi che si susseguono colgono nel segno dei reali problemi che l’economia mondiale sta attraversando. L’allarme scatta anche da Panetta, che avverte: “In un periodo di crescenti tensioni e conflitti geopolitici, dobbiamo guardarci da pericolosi passi indietro che potrebbero mettere a repentaglio le conquiste faticosamente ottenute negli ultimi decenni”. Perché, mette in luce il governatore di Bankitalia, “le economie moderne sono profondamente interconnesse e l’apertura al commercio ha portato benefici sia alle nazioni avanzate che a quelle in via di sviluppo, riducendo le disuguaglianze e facendo uscire centinaia di milioni di persone dalla povertà estrema”, ma “il protezionismo minaccia di annullare questi risultati e di indebolire il tessuto stesso della prosperità globale”. Motivo in più per dare sempre maggiore respiro alla cooperazione internazionale e ampliare gli orizzonti.