Stop alla guidance finanziaria per il 2025 a causa delle incertezze legate alle tariffe doganali, alla loro evoluzione e alla “difficoltà di prevederne i possibili impatti sui volumi di mercato e sul panorama competitivo”. In sostanza, l’alleggerimento dei dazi sul settore automotive annunciato dal presidente Usa, Donald Trump non è sufficiente a rassicurare le aziende che ora puntano tutto sulla prudenza. In primis Stellantis, che nel giorno in cui annuncia i risultati del primo trimestre – non troppo lusinghieri – spiega che “non è possibile al momento garantire una previsione con un grado di accuratezza adeguato”. Ma, assicura il Cfo, Doug Ostermann, “l’azienda si impegna a ripristinare le previsioni finanziarie quando sarà in grado di farlo in modo attendibile”. Il contesto, insomma, è ancora troppo “turbolento”, anche perché il quadro politico sui dazi “è cambiato rispetto a quando abbiamo fissato le nostre previsioni per il 2025 e continua ad evolversi”. In ogni caso il gruppo “apprezza naturalmente le misure di alleggerimento dei dazi” decise da Trump e valutando “l’impatto della nuova politica sulle nostre attività in Nord America. Ciononostante, permangono forti incertezze”.
Su questo fronte l’obiettivo del gruppo non cambia: “proteggere l’azienda e al tempo stesso dialogare con le istituzioni governative competenti per facilitare l’implementazione e l’evoluzione informata dei provvedimenti”. Allo stesso tempo, “il management si sta attivando per adeguare i piani di produzione e individuare opportunità per migliorare gli approvvigionamenti”.
Stellantis produce al di fuori degli Stati Uniti (in Messico e Canada) i due quinti delle auto che vende nel Paese. Sebbene abbia annunciato un aumento della produzione americana, ha già dovuto sospendere l’attività in alcuni stabilimenti per adeguarsi al nuovo costo dei componenti legato ai dazi doganali e al rallentamento del mercato americano.
In questo contesto, risultati del primo trimestre non sono eccezionali. I ricavi sono stati pari a 35,8 miliardi di euro, in calo del 14% rispetto al 1° trimestre 2024, principalmente, “a causa dei minori volumi di consegne, nonché di un mix e di prezzi sfavorevoli”. Nello stesso periodo dello scorso anno i ricavi netti erano stati pari a 41,7 miliardi di euro. Diminuiscono anche le consegne consolidate, che da gennaio a marzo sono state pari a 1.217 mila unità (118.000 in meno), in calo del 9%. Il dato, spiega il gruppo, “riflette la minore produzione in Nord America, conseguenza del prolungamento di inattività festiva in gennaio, l’impatto della transizione del portafoglio prodotti e i minori volumi di LCV nell’Europa allargata”.
Ecco perché, di fronte a una performance “difficile e non all’altezza delle nostre aspettative”, ha spiegato Ostermann, “ora ci concentriamo sull’esecuzione della strategia, cioè sulle cose che possiamo controllare in un contesto molto turbolento”. Allo stesso tempo, ha ricordato, “stiamo assistendo a importanti progressi grazie alle nostre azioni di ripresa commerciale. Inoltre, stiamo procedendo bene con il lancio della nuova ondata di prodotti per il 2025, colmando le lacune di prodotto e ampliando le nostre opportunità”.
In Europa, la quota di mercato del primo trimestre 2025, pari al 17,3%, è stata superiore di 190 punti base rispetto al quarto trimestre 2024 e in Sud America, il cosiddetto ‘Terzo motore’, l’azienda ha mantenuto la sua posizione di leader, con una quota di mercato del 23,8%, in aumento di 1,5 punti percentuali. “La ripresa commerciale” negli Usa “è in una fase iniziale”, ha detto il Cfo, e “stiamo assistendo a progressi incoraggianti”.