ROMA – Lo stato d’emergenza sarà deliberato in Consiglio dei ministri sabato e non sarà solo per l’Emilia Romagna, ma anche per le Marche, piegate dai nubifragi del 18, 19 e 20 settembre. In programma, almeno per l’Emilia Romagna, ci saranno 20 milioni di euro da stanziare subito per far fronte alle prime necessità e per il ripristino dei servizi essenziali. Poi arriveranno nuovi fondi, dopo le ricognizioni successive all’emergenza. Così Giorgia Meloni mette un punto alle polemiche che negli ultimi due giorni hanno avuto più spazio dei danni subiti dalla popolazione.
La premier presiede una riunione in videocollegamento con la Regione Emilia Romagna. Con lei, il ministro per la protezione civile, Nello Musumeci, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, la governatrice facente funzioni Irene Priolo, il capo dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano e il commissario straordinario di Governo alla ricostruzione post alluvione del 2023, Francesco Paolo Figliuolo.
Meloni ribadisce la solidarietà del governo ai cittadini e si informa sulla situazione degli sfollati e sull’andamento dei soccorsi. I due dispersi della frazione di Bagnacavallo, sembra non ci siano. “La popolazione è stata allertata e ha risposto al completo“, riferisce il sindaco del Comune, Matteo Giacomoni. Gli sfollati al momento sono circa 2.500, la gran parte in via precauzionale, nei territori colpiti, dove tecnici e imprese stanno già lavorando per ripristinare gli argini. Infatti, non si registrano più fuoriuscite d’acqua su Senio e Lamone, mentre le previsioni meteo virano verso un deciso miglioramento, con i prossimi tre giorni di tempo sereno.
Intanto, Musumeci si sgancia dalle accuse di aver soffiato sul fuoco delle polemiche (“non credo di averle alimentate”, dice), ma continua a precisare che la ricostruzione e la prevenzione sono due momenti diversi e spettano a enti diversi. Il generale Figliuolo ha competenze sulla ricostruzione post alluvione del 2023, ricorda, assicurando che “verrà completata“. Quanto ai grandi lavori che servono perché gli allagamenti non si ripetano, come le casse di contenimento, quelli spetterebbero alla Regione, che ha ricevuto, secondo il ministro mezzo miliardo in circa dieci anni. Inoltre, la pianificazione richiede una “intensa collaborazione tra Regione e Stato“: “Molto spesso la prevenzione infrastrutturale non si può fare per mancanza di risorse, nel caso dell’Emilia Romagna il tema non si pone. Chiediamo alla Regione di sederci non per indagare, ma per capire perché si continua a essere in emergenza – scandisce – e se un fiume esonda per 3-4 volte, vuol dire che l’intervento non basta“.
“Di cantieri, dopo l’alluvione del 2023, ne abbiamo realizzati, programmati e avviati a centinaia – risponde Priolo -. Ci hanno permesso di contenere i danni“. Ora, però, chiede opere straordinarie, quelle indicate nei Piani speciali, per “uscire dalla logica dell’emergenza ed entrare in quella della prevenzione, una priorità per tutto il Paese“. E queste, insiste, “spetta al Governo finanziarle”.